…”Natale 1976. Piazza Insurrezione, a Padova. Avevo 17 anni.
Un gruppo di strani mezzi si era impadronito della piazza.
Un camion d’appoggio, altissimo, con ruote gigantesche tassellate da fuori pista e tre auto, anche quelle da fuoristrada, magnifiche: due Toyota ed una Range Rover modificata che era stranamente corta perché, come mi hanno spiegato poi, l’avevano tagliata per toglierle 5 quintali di peso e regalarle 50 CV in più, e poi gli 8 guerrieri della strada, i componenti dei quattro equipaggi che avrebbero partecipato alla mitica Parigi Dakar . . . Che emozione al solo immaginarne il percorso!
Credo sia nato tutto in quel momento.
Vi domanderete: ma chissà quante volte da allora quest’uomo avrà vissuto avventure del genere, nelle piste desertiche o fra le dune del deserto che tanto lo hanno emozionato? Ed ecco la mia risposta: purtroppo mai, prima del raid organizzato da Massimiliano, ma ogni anno, da allora, sotto Natale il rito magicamente si ripete e la mia mente ripercorre la stessa avventura di quella mitica gara, mille volte immaginata, una delle vere ultime avventure che un uomo dei nostri giorni può vivere.
Tuttavia senza nulla togliere alla dimensione dell’avventura, Massimiliano ci ha dimostrato che questo è un viaggio che qualsiasi persona normale può affrontare in sicurezza, senza arrivare a situazioni estreme che non rappresentano lo scopo della mia vita.
Il deserto quindi è stato non solo un viaggio di trasferimento per arrivare ad una meta … ma soprattutto una nuova esperienza che per alcuni giorni mi ha catapultato in una realtà totalmente diversa dalle mie abitudini quotidiane di cittadino e, anche se per poco, mi ha permesso di immaginare come potrebbe essere una vita fatta di spostamenti, come quelli faticosi che solo in posti come quelli ti è consentito realizzare.
Ho letto rendiconti di viaggio contenenti accurate descrizioni degli stati d’animo e delle sensazioni regalate dal deserto, ma si tratta pur sempre di emozioni filtrate dal proprio vissuto e ritengo anche che ognuno abbia le proprie personali motivazioni per affrontare un’esperienza del genere.
Le mie sicuramente erano legate al ricordo di cui parlavo sopra ma quello che ho vissuto in questi pochi, purtroppo pochissimi, giorni mi ha sicuramente appagato e ripagato dei tanti anni trascorsi a sognare questa esperienza.
Due considerazioni per chi come me non ha affrontato il deserto come sfida da superare con la propria auto per arrivare ad una meta ma in qualità di navigatore ed umile spalatore di sabbia (tanta sabbia!).
Anche se non si è grandissimi appassionati di fuoristrada la dimensione di questo viaggio è entusiasmante, anche per persone come me che pensavano di averle vissute tutte le esperienze forti; la stessa convivenza che si crea nel gruppo, che probabilmente si costruisce proprio a causa delle difficoltà che si incontrano strada facendo, è stata veramente straordinaria.
Nel nostro caso credo particolarmente fortunato, ho conosciuto un gruppo di persone che oltre ad essere simpatiche ed altruiste ho imparato ad apprezzare per la loro preparazione e competenza in tantissimi campi, doti queste che sicuramente hanno contribuito a rendere ancora più piacevole questa esperienza.
Quello che ho percepito forte in questo viaggio è che ognuno ha donato quello che poteva di se stesso senza mai risparmiarsi con un’intensità che solo questo tipo di viaggio può consentire.
Un sentito ringraziamento va al mio amico e compagno di viaggio Sandro, ottimo “driver”, che con la sua “vecchia signora” (la sua Range Rover) mi ha consentito di vivere questa splendida avventura e naturalmente un affettuoso pensiero a tutti i miei compagni di viaggio: Domenico, Antonietta, Pasquale e Carla dei quali porterò nel mio cuore l’ottimo ricordo.
E naturalmente il mio particolare ringraziamento va a Massimiliano che con l’appoggio di Fethi e grazie alla loro grande esperienza, sia di fuoristradisti che di conoscitori dei luoghi, hanno reso possibile la realizzazione di un sogno.
A proposito: è sabato, ed ho appena mangiato il pane che mi ha insegnato a fare Fethi in mezzo alle sabbie del deserto . . .
Era buonissimo.
tratto da Elaborare 4×4 n. 23 testo di Piero Mariotto